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lunedì 26 aprile 2010

Quando la storia si fa film

Il primo post, che emozione!
Non riesco a trattenermi dall'inaugurare questo blog con un commento positivo, direi quasi un panegirico, su un film che mi ha veramente emozionato, Agorà, di uno dei più grandi registi contemporanei, Alejandro Amenabar.
Venerdì scorso, il 23, il film è uscito in tutte le sale e indovinate quante persone c'erano a vederlo allo spettacolo delle 23.00 in un noto multisala di Montevarchi? 12 in tutto (me e il mio fidanzato compresi). Magari non è un film per grandi e piccini, probabilmente racconta una storia poco conosciuta, di certo è stato poco, o inadeguatamente, pubblicizzato.

La storia, secondo me, è a dir poco affascinante: la filosofa Ipazia, personaggio storicamente esistito, vissuta e morta ad Alessandria d'Egitto alla fine del IV secolo, impersonifica amore per la cultura e per la ragione e al contempo il dramma di essere donna nel periodo in cui visse. Tralasciando l'ammirazione per il personaggio, così ben recitato da Rachel Weisz, ho trovato particolarmente interessante la rappresentazione dell'incontro-scontro tra 3 diverse religioni nella città egiziana: i pagani, custodi gelosi di tradizioni e dei obsoleti ma anche depositari di un'enorme sapere, gli ebrei da tempo insediati in città dove peraltro fu redatta la celebre Settanta (la prima traduzione dell'Antico Testamento in greco), e i cristiani da poco liberi di professare liberamente la loro religione che da pochi decenni è divenuta addirittura religione di stato dell'Impero Romano ormai agli sgoccioli.
Forse Amenabar estremizza e "demonizza" i cristiani, accentuandone l'ignoranza e la violenza per fini cinematografici; rileggendo però la storia non è andato molto lontano dal vero. In fondo sin dalla loro apparizione i cristiani mancarono di una vera e propria "identità" e furono a lungo confusi con gli ebrei (facendo maturare una sempre più tangibile e reciproca antipatia tra due religioni per molti versi simili) e soprattutto vi fu una predicazione itinerante ad opera degli apostoli prima e dei missionari dopo che diede adito al formarsi di sette, "eresie", falsi profeti..

Ma tornando ad Agorà, quello che mi ha più toccato è stato il momento in cui i cristiani ormai in maggioranza irrompono con il beneplacito del prefetto all'interno della Biblioteca di Alessandria si danno non solo al saccheggio, ma alla vera e propria deliberata distruzione del sapere antico, pagano. Veder bruciare i libri, i rotoli per essere precisi, mi ha infastidito e mi ha irritata. La necessità della damnatio memoriae, il bisogno di distruggere il pensiero diverso dal proprio, la volontà di affidarsi solo al dogma delle Sacre Scritture sono evidenziate egregiamente in poche e silenziose scene di volgare delirio mistico.
Non ci dobbiamo stupire dei roghi dell'Inquisizione, non sono altro che ripetizioni di un modello, di un canone già stabilito. La censura, la disinformazione, o peggio, la falsa informazione, non sono che l'ennesima, banale riprova che la storia si ripete e che, purtroppo, la si studia troppo poco per evitare di commettere sempre gli stessi errori.
Comunque, mi rendo conto che sono partita dal film per sproloquiare poi senza freni... mi piace il blog, nessuno interrompe i miei noiosi monologhi... Ma tornando ad Amenabar, la regia è esemplare, non raggiunge i livelli di Apri gli occhi, ma è sicuramente di standard elevato; le musiche sono appropriate ma non eccelse e il cast è azzeccato.
Senza fare impropriamente pubblicità al film, che resisterà comunque soltanto altri 2 o 3 giorni prima di essere eliminato dalle programmazioni e conseguentemente rimosso dalla memoria comune, trovo che sia un capolavoro.

Sono certa che, senza bisogno di essere appassionati di storia o di religione, questo film può dare spunto a molte riflessioni legate anche al mondo in cui ci si trova a vivere.. Cioè: religioni che devono convivere, fenomeni di intolleranza e fanatismo, violenza in nome di non si sa quale crudele Dio... non è fantascienza purtroppo.
La storia è uno specchio che deforma le cose che riflette, ma basta avvicinarsi un po' di più e l'immagine è nitida, comprensibile per tutti. Il problema è che sempre meno persone si avvicinano a questo specchio e sempre più si accontentano di comportarsi come dice Ipazia riferendosi ai cristiani "voi non mettete mai in discussione le cose in cui credete" (magari non ho citato alla lettera, ma il senso è quello..): ovvero ci si affida a quello che ci viene raccontato dai mass media, si prende per buona la notizia senza approfondire e ci si accontenta perché pensare e riflettere è decisamente più faticoso che acquisire passivamente informazioni e, tutt'al più commentare. Come Ipazia, io metto costantemente in discussione le cose in cui credo, forse sono poco coerente o forse mi adeguo semplicemente ai cambiamenti e agli stimoli che mi circondano.

Penso che sarebbe splendido se uscisse un film di questo livello ogni settimana, ma non troverebbe comunque audience e quindi resterebbe appannaggio di un ristretto e abituale pubblico. Di conseguenza, un applauso ad Amenabar per il coraggio dimostrato nel rischiare una storia così di nicchia come quella di Ipazia e un invito a guardare almeno il trailer qui sotto!


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